Partendo dall’Old Winter Palace, hotel di sharm vittoriano, un viaggio nel tempo alla scoperta di antiche e nuove meraviglie, immersi nella mistica atmosfera di templi millenari o nella caotica vita degli attuali mercati arabi. Fra l’odore inebriante delle spezie, i colori vivaci delle stoffe e le magnificenze dei complessi templari si svela la vera anima del nuovo e dell’antico Egitto.

Testo e foto Fausto Moroni e Barbara Baldoni

 

        È il museo all’aperto più vasto e ricco del mondo, si rimane incantati di fronte ai piloni dei suoi innumerevoli templi, estasiati davanti a bassorilievi di raffinata bellezza, stupiti alla vista di opere policrome conservate dalla sabbia e dal tempo così vivide e reali nonostante i millenni trascorsi. È Luxor, o meglio, Tebe, l’antica capitale dell’Egitto dei Faraoni.

        Non vi si arriva più con lente navi sbarcando ad Alessandria, sostando al Cairo e quindi percorrendo in feluca per giorni e giorni il Nilo controcorrente, così come accedeva cento anni fa. Oggi comodi voli di linea atterrano all’aeroporto internazionale di Luxor in meno di quattro ore dall’Italia. Ma quando si arriva per la prima volta lo stupore è inevitabile e forse eguaglia quello dei primi esploratori inglesi che arrivavano fin qui dopo numerosi giorni di viaggio per cercare, e riportare alla luce, monumenti e opere d’arte di valore inestimabile.

        Il segreto è arrivare soli, prendere un taxi, farsi accompagnare all’hotel e non immettersi mai, durante tutto il soggiorno a Luxor, nel circuito del turismo di massa, che pianifica tutto, anche le emozioni. Non è semplice, l’Egitto vive di turismo e uscire dagli schemi rodati ormai da decenni per evitare il classico “tutto organizzato”, comporta un certo impegno … organizzativo, specialmente oggi, dopo i ben noti accadimenti. Ma ne vale la pena! L’Egitto fai da te è il modo migliore per visitare Luxor, che merita, per la quantità e qualità di ricchezze archeologiche che conserva, ben più di una breve sosta, così come avviene se si effettua la classica crociera sul Nilo.

        Numerosi sono gli alberghi e la scelta è ampia, ma non può e non deve essere casuale. Comunicare al tassista, dopo aver caricato i bagagli, “Old Winter Palace, please” ha già il suo fascino, che si concretizza non appena, salita una rampa di scale con tanto di tappeto rosso, la porta girevole consente di accedere alla hall dell’Hotel. L’atmosfera vittoriana, percepita già dall’architettura esterna, ci avvolge in un caldo abbraccio nell’ampio ed elegantissimo salone, dall’alto soffitto del quale pende un enorme lampadario a gocce. Il fascino incredulo e un po’ illusorio, nascosto nelle parole dette al tassista, si trasforma fatalmente in realtà. In poche ore di viaggio si viene catapultati ai primi del ‘900. Chissà, forse nella bacheca dell’hotel tra poco verrà appeso un foglio che annuncia la scoperta della tomba di Tutankhamon da parte di Howard Carter, così come avvenne nel 1922, quando, nello stupore generale, proprio gli ospiti del Winter Palace furono i primi ad essere informati dello storico ritrovamento.

        Gli aristocratici e i reali nordeuropei di fine ottocento, gli unici che potevano permettersi lunghi viaggi, attratti dalle storie che arrivavano in patria di magnifici ritrovamenti sull’antico Egitto e dal mite clima invernale di Luxor, amavano venire qui per dimenticare per qualche mese le pesanti nebbie cittadine e il rigore climatico dei freddi e interminabili inverni continentali. Per ospitarli nel modo migliore fu allora costruito il Winter Palace Hotel, e nessun altro nome sarebbe stato più indicato! Oggi, come allora, la clientela, anche se un po’ meno selezionata e per periodi di tempo più brevi, può concedersi un soggiorno in questa ormai storica residenza. E allora diventa possibile ammirare dalle finestre delle lussuose camere gli splendidi e rossi tramonti sul Nilo, interrotti cromaticamente solo dal lento passaggio delle feluche o da rapide traiettorie di ibis neri. Poi, prima di godersi una raffinata cena a lume di candela nel “1880 restaurant”, nome che sancisce la data di inaugurazione dell’hotel, ci si può concedere una passeggiata nel lussureggiante giardino tropicale, inebriandosi del forte aroma rilasciato dai gelsomini che si schiudono dopo il tramonto per raccogliere la preziosa umidità notturna. Poco, in realtà, sembra cambiato, se non ché le piante, ormai secolari, raggiungono altezze da primato e sembrano sfiorare il cielo sopra la città, sempre stellato. Un’ampia piscina, recente e moderna, è l’ideale per crogiolarsi al caldo sole delle prime ore pomeridiane.

        Ma Luxor non finisce al Winter Palace, anzi è qui che inizia il modo migliore per viverla.

        Non appena si esce dall’hotel ci si ritrova subito immersi nel pieno del terzo millennio. La Corniche, ovvero la passeggiata lungo il Nilo, è moderna: macchine da una parte e navi da crociera dall’altra. Timidamente, però, la vista del Tempio di Luxor ci riporta indietro di qualche millennio. Appare quasi subito, chiaro e vicino, ma meno imponente di quello che realmente è. Sorge, infatti, ad un livello più basso rispetto alla strada. Quando gli archeologi scoprirono i primi segni della sua esistenza, la città vi era già stata costruita sopra. Molte abitazioni furono allora demolite e molto si è dovuto scavare per arrivare alla pavimentazione originale e per riportarlo completamente alla luce. Si scoprì, così, anche quello che resta del lungo e famoso Viale delle Sfingi, che per tre chilometri verso sud si estendeva fino a Karnak e ospitava le sontuose processioni in cui si rendeva omaggio ai faraoni, considerati, allora, incarnazioni terrene degli Dei. Solo l’antica moschea di Abu el-Aggag, risalente al XIII secolo, per volere degli stessi cittadini non venne abbattuta ed ora rappresenta un luogo di preghiera molto frequentato. Il suo minareto quasi si confonde con l’obelisco che svetta davanti ai due imponenti piloni centrali dell’antico tempio ed è li, non metaforicamente, a testimoniare la ininterrotta tradizione di culto, ormai più che millenaria, di questo sito!

        Poco più a sud sorge l’antico Complesso di Karnak, riduttivo sarebbe definirlo semplicemente un tempio. Era infatti un vero e proprio centro spirituale, quasi una città nella città. Costruito e ampliato in varie fasi per oltre 1500 anni, residenza dei faraoni e inaccessibile alla gente comune, è oggi, insieme alle Piramidi di Giza al Cairo, il luogo d’Egitto più visitato. Impossibile non citare la Grande Sala Ipostila, costituita da 134 maestose colonne disposte in modo tale che tutte le proporzioni sembrano confermare che questa sala fosse la dimora stessa degli dèi. Anche oggi, attraversando il secondo pilone, che ne rappresenta la degna porta d’ingresso, non si può rimanere indifferenti di fronte a tanta magnificenza e perfezione! Ed è proprio in questi luoghi, per così dire magici, che si apprezza la libertà di non avere orari e gruppi che ci attendono. Si può solo così assaporare in pieno la misticità del luogo e delle opere che continuamente, ad ogni passo, si parano davanti lasciandoci senza parole. A Karnak non bisogna poi perdersi lo spettacolo serale di “Suoni e Luci” dove una voce racconta la storia dell’antico Egitto e luci artificiali illuminano le varie strutture in un percorso guidato fino a raggiungere il Grande Lago Sacro, dove lo spettacolo si conclude con una visione generale del tempio illuminato che si riflette sulla superficie immobile del lago e sullo sfondo, altrettanto illuminata, appare la moderna città di Luxor. La rappresentazione è ad uso e consumo dei turisti, ma è comunque molto suggestiva. Il rientro al Winter Palace altro non è che la degna conclusione di una giornata indimenticabile, e potremo farlo in taxi, o, ancor meglio, in carrozzella, che è la scelta migliore per gli spostamenti nella sponda orientale della città.

        In carrozzella potremo anche andare fino al Museo di Luxor, un gioiello organizzato in modo impeccabile che ospita una collezione di sculture e arredi funerari di gran lunga meno ricca di quella presente nel ben più noto museo del Cairo, ma disposta qui in modo tale che ogni reperto, illuminato sapientemente, risulta totalmente e perfettamente godibile, anche grazie alla presenza, a lato di ogni opera, di una esaustiva didascalia. Usciti dal museo si può raggiungere in pochi minuti a piedi la via principale di Luxor, dove ogni giorno fino a tarda sera si anima il mercato. Negozi e bancarelle espongono le merci come in un tipico suk arabo. Colori, profumi e aromi si mescolano con le voci di venditori e acquirenti in un atmosfera avvolgente e inebriante. A differenza dei suk veri e propri, a Luxor non esiste una medina col tipico dedalo di vie, tutto si svolge nel corso di una lunga strada, percorrendo la quale si arriva nella parte orientale del Tempio di Luxor, vicino al Winter Palace. Come dire: impossibile perdersi. Tuttavia, anche se non si corre il rischio di perdersi nello spazio, sicuramente ci si perderà nel tempo. Attratti dalla simpatia dei negozianti, dalla loro innata capacità di vendere e dalla ricchezza e varietà dei prodotti esposti si farà presto sera. Tappeti, stoffe, raffinati papiri, riproduzioni in scala di statue e sculture raffiguranti dei e faraoni dell’antico Egitto, e ancora teiere, bicchieri e un’infinità di souvenir, vasi in alabastro, piccoli obelischi in granito e molto altro, si confonderanno con l’odore inebriante delle spezie, esposte in modo magistrale nell’accostamento di colori e forme, e delle miscele di te alla menta. I venditori porgeranno sotto il nostro naso pizzichi di spezie o te e ci inviteranno all’interno dei loro piccoli negozi per convincerci all’acquisto. E perché non cedere! Contrattare il prezzo è un obbligo, e un gioco, e va fatto per qualunque tipo di acquisto. (E poi una volta a casa quegli odori risveglieranno la memoria come la vista di una fotografia che contempla tutto il viaggio a Luxor.) Ma sicuramente il modo migliore è gustarsele sul luogo, nei piatti tipici del paese.

        A differenza di quello che si potrebbe supporre, considerata la millenaria storia dell’Egitto e la sua posizione geografica, è situato nel cuore del mondo arabo, gli Egizi non furono affatto i precursori della cucina mediorientale, ricca di spezie, bensì gettarono le basi per quel mondo culinario che avrà la sua massima espressione proprio in Italia, ovvero per la cucina mediterranea. Molto utilizzati, infatti, erano l’olio extravergine d’oliva, i formaggi leggeri, le verdure, le erbe aromatiche, i legumi, i cereali, e molto apprezzati erano i piatti a base di pesce, di cui era ricco il Nilo, e di carne. Attualmente sono in molti a sostenere che in Egitto non esista una vera e propria gastronomia locale, semmai delle pietanze indifferentemente di origine turca, libanese, persiana, ovvero mediorientale. La civiltà araba, arrivata nel 641 sotto la bandiera dell’Islam, portò evidenti modifiche nel modo di mangiare degli egiziani contaminando la cucina autoctona al punto da fargli perdere le caratteristiche originali e con esse una sua propria identità. Se oggi esistono ancora dei piatti tipici dell’epoca faraonica lo si deve alla comunità di cristiani copti, che, essendosi sempre vantati di discendere dagli antichi egizi, tenacemente si sono adoperati a tramandare la vecchia tradizione culinaria. E allora direttamente dall’antico Egitto ci arriva il fuul medames, il cui ingrediente principale è rappresentato dalle fave, che vengono ammorbidite in acqua per una notte e quindi fatte bollire. Il piatto è considerato un cibo povero, ma a volte può essere arricchito con olio di oliva, gocce di limone e insaporito con sale, pepe e cumino, nonché guarnito con uovo sodo tagliato a pezzettini. Nella sua forma più comune le fave vengono ridotte in purea cha va a farcire dei panini, i cosiddetti “pita”. Sempre a base di fave, ma essiccate, sono i falafel o fool tamia, delle polpettine aromatizzate con erbe e fritte in olio e spesso accompagnate con insalata e sottaceti, i cosiddetti torshi. Anche questo piatto, proveniente dalla tradizione cristiana copta, si ritiene risalga all’antico periodo faraonico. D’altra parte che cosa si mangiava nell’Egitto dei faraoni ce lo dicono anche gli affreschi presenti nelle tombe. Gli Egizi si dedicavano alla caccia di quaglie, piccioni selvatici, oche, gazzelle e cinghiali, che consumavano con verdure fresche come porri e cipolle, cresciute nei campi irrigati dal Nilo, nei quali anche oggi cresce una gran varietà di verdure, leguminose (ceci e lenticchie), e frutti (datteri e gawafa, un profumatissima varietà di quava, ottima per la preparazione di succhi di frutta). Fondamentale in Egitto, sia in quello moderno che in quello antico è il consumo di pane, preparato con oltre 40 varietà di frumento, segale o orzo. Erodono racconta che i poveri estraevano addirittura la farina dalle radici di papiro e di loto e, impastandola con acqua, ottenevano un ulteriore tipo di pane, più economico perché le materie prime erano di origine spontanea. Loto e papiri abbondavano lungo le sponde del fiume sacro.

        Con la dominazione araba la contaminazione della cucina tradizionale faraonica fu inevitabile, e così arrivarono nei piatti carni di agnello, montone e pollo, preparate alla maniera turca sotto forma di spiedini o shish kabab, o nel tradizionale spiedone verticale denominato shawarma, con salsa tahína. E inizia l’irrompente e profumato uso delle spezie che oggi condiscono quasi tutti i piatti egiziani, dagli stufati di carne, al pesce grigliato, alle verdure.

        Molti sono i ristoranti dove gustare queste prelibatezze, sia sulla sponda orientale della città che su quella occidentale. Non si può dimenticare infatti che il Nilo divide Luxor in due. La città dei vivi ad est, con il tempio di Luxor e il complesso templare di Karnak, uniti dal viale delle sfingi, e quella dei morti ad ovest, dove vennero scavate le numerosissime e decoratissime tombe di faraoni e regine, da qui città dei morti, e innalzati altri importanti templi. Che si arrivi con il traghetto o con un taxi, percorrendo un ponte poco a nord di Luxor, saranno i famosi e ieratici Colossi di Mnemmon ad accoglierci nella valle più famosa del mondo. Dietro le statue, sullo sfondo, sorge il pittoresco villaggio di Qurna, caratteristico per i murales di cui sono ricche le pareti esterne, ma anche interne, delle sue case. Tutti vengono in questa parte della città di Luxor per visitare le Tombe della Valle dei Re e delle Regine e lo spettacolare Tempio di Hatshepsut, molti addirittura pensano che la sponda occidentale si esaurisca in questi tre siti, che da soli valgono comunque un viaggio in Egitto. Invece la Tebe ovest ospita numerosi altri templi che non andrebbero affatto trascurati, come ad esempio Medinet Habu, complesso monumentale che vanta uno stato di conservazione ineccepibile e oltre 7000 mq di superfici decorate che lasciano stupefatti. E ancora Deir el-Medina, il Ramesseo, le Tombe dei Nobili e il Tempio di Sethi I. Questi siti sono oggetto di visita dei gruppi organizzati solo se si sono visitati sufficientemente in fretta i luoghi canonici come da programma. Con un po’ di fortuna, può capitare, quindi, di ritrovarsi all’interno di questi templi in perfetta solitudine. Essere circondati da maestose colonne, bassorilievi magistralmente eseguiti, dipinti con colori che sembrano aver attraversato indenni migliaia di anni, rappresenta un’esperienza unica e irripetibile, che ripaga del piccolo sforzo organizzativo che ci ha permesso di arrivare da soli in questa città, in cui il tempo, come in un fantastico sogno, sembra magicamente intrecciarsi tra passato, presente e futuro.

        Questo reportage è stato effettuato prima dei noti accadimenti nel mondo arabo che hanno coinvolto direttamente anche l’Egitto. Si consiglia, prima di intraprendere un viaggio del genere, di informarsi dettagliatamente sul sito www.viaggiaresicuri.it

    

    

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