Prepararsi per il viaggio

       Chiunque ama fotografare gli animali in Natura ha sicuramente sognato di partecipare ad un safari in Africa. Ma per organizzare e pianificare un safari, che non sia solo un viaggio alla scoperta dei paesaggi e degli animali africani ma sia un vero safari fotografico, non è sufficiente entrare in una delle tante agenzie di viaggio sapendo di avere una certa liquidità nel proprio conto corrente e prenotare.

       Quella della preparazione del viaggio è una fase particolarmente delicata e lo sanno bene i professionisti, che preparano i viaggi anche per mesi! Innanzitutto è bene studiarsi una guida stampata del paese di destinazione che dia, oltre alle informazioni generali, storia, cultura, clima ecc., anche le caratteristiche del territorio dei parchi che si vorranno visitare e le abitudini degli animali che si avrà la possibilità di incontrare, non perché dovremo viaggiare all’interno di questi parchi da soli, è infatti assolutamente necessaria una guida locale, ma per far sì che l’esperienza della guida e le nostre informazioni possano compenetrarsi al meglio. Mentre si acquisiscono informazioni sul paese meta del viaggio, si studiano le abitudini degli animali e si legge qualche libro sulla caccia fotografica, è bene anche iniziare a pensare a tutto il materiale fotografico, accessori compresi, di cui avremo bisogno.

       È consigliabile sempre fare una lista scritta completa del materiale da portare, svuotare la borsa e, ogni volta che si inserisce al suo interno qualche cosa, cancellarlo dalla lista. Per evitare che il bagaglio a mano pesi troppo o sia troppo ingombrante, è possibile riporre alcuni accessori direttamente in valigia, ad esempio il cavalletto, a cui avremo precedentemente tolto la testa, che, solo se molto ben imballata, potrà anch’essa trovare posto in valigia, insieme ai sacchetti di plastica, allo scotch piccolo e grande, ai sacchetti di cotone, al kit di minicacciaviti ecc. È bene controllare la regolarità del passaporto, valutare l’opportunità di fare alcune vaccinazioni e organizzarsi per una buona profilassi antimalarica. Le zone d’Africa in cui si effettuano generalmente i fotosafari sono tutte a rischio, a meno che non si trovino a quote elevate, sopra i 1.500-2.000 metri, per arrivare nelle quali, tuttavia, sarà necessario transitare anche a quote più basse! Organizzato tutto questo non resta altro che decidere che tipo di safari effettuare.

       I tour operator ne propongono molti, tutti più o meno simili. Se lo scopo principale è fotografare gli animali e non tanto ambienti diversi, è preferibile scegliere un safari che comprenda la visita di un solo parco, massimo due, per più giorni. Sono da escludere safari brevi di uno o due giorni, un vero fotosafari deve durare almeno una settimana. La permanenza nello stesso parco per più tempo consentirà, infatti, di effettuare un maggior numero di uscite la mattina presto e il tardo pomeriggio, ovvero in quelle ore in cui non solo la luce è migliore, ma gli animali sono più attivi. Con un po’ di fortuna si possono fotografare scene di caccia, la cura della prole ed altre particolari attività che caratterizzano la vita nella savana, difficilmente osservabili nelle ore centrali della giornata, quando la temperatura è generalmente alta e gli animali sono molto poco attivi. Un’informazione da prendere al momento della prenotazione del viaggio è il peso consentito dalla compagnia aerea per il bagaglio a mano, a volte, infatti, esso è notevolmente inferiore rispetto al peso della borsa fotografica con tutto il materiale dentro! In tal caso è bene sapere se sono ammesse eccedenze ed, eventualmente, richiedere dei permessi.

       Sul campo. Finalmente siamo arrivati al parco, che può essere il Masai Mara, il Serengeti, l’Etosha o qualunque altro paradiso africano. I problemi da affrontare a questo punto sono comunque gli stessi ed è qui che constateremo di persona l’importanza degli accessori. È necessario precisare che nei parchi è vietato scendere dall’autovettura, se non per casi eccezionali, perciò durante i safari scatteremo le nostre foto dall’interno del fuoristrada, o pulmino che sia, e ci ritroveremo necessariamente a posare il complesso fotocamera-obiettivo sul suo longherone (o, per inquadrature più basse, sul bordo del finetrino, abbassato naturalmente). E qui scopriamo l’importanza delle buste di plastica e di cotone. Utilizzeremo queste ultime per contenere quelle di plastica precedentemente riempite di sabbia o terra fine, meglio ancora rena, se riusciamo a reperirla, e chiuse accuratamente con lo scotch grande, con il quale avremo chiuso anche eventuali fori. L’ottimo sarebbe avere in totale tre sacchetti: due piuttosto grandi che utilizzeremo come supporto per il complesso fotocamera-obiettivo, e un’altro più piccolo, ma almeno del peso di mezzo chilo, che poseremo sul pentaprisma della fotocamera per stabilizzarla ulteriormente durante lo scatto, così da evitare anche quelle minime vibrazioni, dovute al ribaltamento dello specchietto o al vento, che con le lunghe focali possono comunque pregiudicare l’immagine finale. Altre buste di plastica le utilizzeremo per proteggere l’attrezzatura dalla polvere, che sarà ovunque durante le escursioni nella savana, specialmente se il gruppo che partecipa al safari è costituito da più macchine.

       Durante le sessioni di riprese è bene che lo scatto flessibile sia sempre collegato alla fotocamera, (facendo in modo però che il cavetto non intralci troppo i movimenti), quando il tempo a disposizione per lo scatto lo permette, infatti, è consigliabile utilizzarlo. I safari più interessanti saranno quelli che si effettuano la mattina presto e il tardo pomeriggio, svegliarsi intorno alle quattro e trenta sarà quindi la regola. Dato l’orario capiteranno sicuramente incontri con animali ancor prima dell’alba, ovvero con una illuminazione scarsissima, è in questo caso, ma anche in altri come vedremo, che ci soccorrerà la luce del flash piuttosto che una pellicola ad alta sensibilità. La distanza tra il punto di ripresa e l’animale che vogliamo fotografare supererà quasi di certo la portata del flash, per quanto potente esso possa essere. In questi casi si deve necessariamente ricorrere all’ausilio di una lente di fresnel che, posta a dieci-venti centimetri dal flash convoglierà il fascio luminoso più lontano coprendo un angolo di campo più ristretto, generalmente però sufficiente a coprire quello di un teleobiettivo. Per la corretta esposizione è meglio utilizzare il sistema TTL, magari sottoesponendo di uno o due terzi di stop per mantenere l’atmosfera notturna (lotta leonesse o elefanti). Tale sottoesposizione flash sarà bene utilizzarla anche per lampi di schiarita in luce diurna nei ritratti a tutto fotogramma per enfatizzare la tridimensionalità della pelliccia (primo piano leonessa o cercopiteco). Anche in questi casi è bene utilizzare la lente di fresnel per essere sicuri che il lampo arrivi a destinazione e non si disperda lateralmente. È di fondamentale importanza, anche se ci si trova all’interno della vettura da safari, muoversi con cautela e lentamente, non è infatti raro, se si seguono questi accorgimenti, che gli stessi animali si avvicinino a noi. Nei parchi più noti e frequentati gli animali sono abituati alla vista delle jeep, che considerano ormai un elemento della savana non pericoloso, solo gli erbivori mantengono sempre una certa diffidenza. Certo non si può dire che nella savana la presenza umana all’interno di “scatole di lamiera” sia estremamente naturale, ma se il game driver è in gamba, come il più delle volte è, saprà benissimo muoversi senza disturbare o alterare certe scene, così come curarsi anche della nostra incolumità. Non bisogna dimenticare mai che non ci troviamo in uno zoo safari dove gli animali vivono in cattività, nella savana essi sono liberi e, in quanto tali, imprevedibili e pericolosi. All’interno della nostra jeep, tuttavia, siamo “quasi” al sicuro! È bene ricordare che gli animali più pericolosi non sono i predatori, leoni, leopardi, ghepardi, per intenderci. I rischi maggiori si corrono con bufali, elefanti, rinoceronti e ippopotami, che si possono trasformare da calmi e placidi erbivori in tremendi animali da carica! Nel caso quelli che incontriate siano nervosi, vi accorgerete che la guida non spegnerà il motore della macchina, tenendola pronta per un eventuale e rapido dietro front. In tali casi, per tornare alla fotografia, è consigliabile impostare il diaframma più aperto che il nostro obiettivo ci consente per poter essere pronti a scattare in qualunque momento con il tempo più veloce possibile, la jeep sotto i nostri piedi sta sobbalzando e l’animale potrebbe essere in movimento, ci sta caricando! Avremo ovviamente misurato l’esposizione in precedenza. È infatti importante, se non si vuole lasciar decidere agli automatismi della fotocamera il tempo di scatto, effettuare questa operazione in anticipo. Si può prendere una misurazione spot sul corpo dell’animale e correggerla in base al suo tono in sotto o sovraesposizione a seconda che sia rispettivamente più scuro o più chiaro del grigio medio, oppure scegliere una zona, che consideriamo grigio medio, illuminata allo stesso modo dell’animale che si sta per fotografare, quindi “fare” l’immagine e scattare al momento opportuno. La regola del sole a f16 è sempre valida e se si ha una buona esperienza nell’utilizzarla può sostituire l’esposimetro elettronico. Bisogna però tener presente che la luce in Africa è sensibilmente più forte e quindi una leggera sottoesposizione è consigliabile, così come è consigliabile anche qualche scatto a forcella. Meglio consumare qualche fotogramma in più, piuttosto che avere immagini uniche ma esposte non correttamente e che non avremo più la possibilità di ripetere. Impensabile l’utilizzo di un esposimetro separato o del cartoncino grigio medio, essendo impossibile, per ovvi motivi, metterli vicino al muso di un leone! Saranno invece sicuramente utili quando fotograferemo fiori, piante, o particolari di essi nel giardino del lodge o in altre zone in cui si può passeggiare tranquillamente, sulla costa, ad esempio, o in escursioni in cui non sono previsti incontri con belve feroci, o erbivori nervosi! In queste occasioni indispensabile sarà il cavalletto, che si rivelerà utile anche nelle foto di paesaggio se vogliamo che tutto sia a fuoco, dal primo piano all’infinito. Aggiungere il polarizzatore alla lente frontale dell’obiettivo saturerà i colori ed eliminerà fastidiosi riflessi, rendendo così le immagini maggiormente incisive. Ricordiamoci, quindi, di metterlo in borsa!

      Infine, l’autofocus sarà molto utile, come anche la possibilità, e certi obiettivi lo consentono, di intervenire manualmente sulla focheggiatura, nonostante esso sia attivato. In sintesi, dunque, ecco il materiale fotografico necessario per affrontare un safari fotografico: un corpo macchina 35 mm, obiettivi da grandangolare a tele spinto, flash, un numero sufficiente di pellicole diapositive a bassa sensibilità, delle batterie di scorta sia per la macchina fotografica che per il flash, lo scatto flessibile, il cavalletto, il kit minicacciaviti, quello per la pulizia delle lenti ed un nastro adesivo (sia grande sia piccolo).

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