Il computer può trasformarsi all'istante in una moderna camera oscura che ci permette di trasformare in bianconero le nostre foto migliori. La rivoluzione è dietro l’angolo, ma prima …

di Fausto Moroni

    Nonostante siamo bombardati dai colori il fascino della fotografia in bianco e nero resta immutato, anzi, proprio perché questo genere fotografico sembra ormai frequentato solo da una piccola elite di appassionati, acquista più valore. Però i tempi cambiano e, senza rinnegare il passato, dobbiamo in qualche modo non restare indietro; la foto digitale, oggi, ci permette questo ovvero di far convivere vecchie e nuove tecnologie.

     Proprio l'avvento di tecnologie innovative ci mette a disposizione mezzi che se ben utilizzati possono portare a buoni risultati, o simili a quelli ottenibili con i vecchi procedimenti. In questo caso ci siamo divertiti a trasformare alcune diapositive a colori, in bianconero. Gli strumenti necessari sono uno scanner per pellicole 35mm, un computer e un programma di elaborazione delle immagini e, invece di lavorare in camera oscura, ci siamo seduti davanti a un monitor.

      La prima cosa da fare è scegliere le immagini da trasformare, e non è la più banale, bisogna saper previsualizzare nella propria mente il risultato finale così da poter intervenire su quelle immagini che meglio si addicono all’interpretazione in bianco e nero, e le foto qui presentate nelle due versioni, colori e bianco e nero, lo dimostrano.

     Il procedimento da seguire, una volta effettuata la scelta, è semplice: si scansiona la diapositiva, si scandisce la diapositiva, si acquisisce l’immagine così generata con il programma a disposizione, si salva e se ne crea una copia. Sarà quest’ultima la base del nostro lavoro. In questo modo le possibilità di intervento sull’immagine, senza alterare l’originale, sono praticamente infinite e in grado di soddisfare la fantasia di ognuno, a patto di conoscere in modo approfondito il software che si sta utilizzando, dalla potenza e dalle caratteristiche del quale dipendono ovviamente le eventuali limitazioni. Durante la fase di trasformazione dell’immagine è importante che la luce ambiente sia accuratamente bilanciata con l’emissione del monitor in modo tale da non confondere un nero pieno con un grigio scuro, questo non ci salverà completamente dal dover stampare più volte la stessa foto, ma ci permetterà di arrivare con il minor numero di stampe al risultato finale desiderato.

     La foto di Marrakech, qui a lato, si è prestata bene all’interpretazione in bianco e nero; per quelle di caccia fotografica l’operazione è stata senza dubbio più ardita, tuttavia il risultato è ugualmente affascinante ed è come tirare fuori da un vecchio album immagini di natura di qualche decennio fa, quando l’Africa era ancora un continente inesplorato e mostrava le sue meraviglie ai primi temerari viaggiatori.

     Le foto di queste pagine non sono, dal punto dal punto di vista dell’elaborazione, rivoluzionarie, perché abbiamo cercato di ottenere effetti non diversi da quelli ottenibili con i vecchi procedimenti di sviluppo e stampa. Perché allora utilizzare il computer? Due le risposte: perché è molto più rapido partendo da originali come le diapositive a colori e perché questo non vuole essere altro che un timido inizio e uno spunto per i lettori più intraprendenti a iniziare questa rivoluzione virtuale!

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