Chi crede che per realizzare immagini di fotografia ravvicinata occorrano accessori speciali, si sbaglia. Ecco la macro con zoom 70-200mm f/2,8 abbinato a tubi di prolunga: una soluzione complessa, ma...

testo e foto di Fausto Moroni

       La fotografia a distanza ravvicinata affascina molti appassionati e rappresenta uno specifico settore della fotografia, non a caso esistono strumentazioni appositamente progettate e costruite per questo scopo. Basti pensare a tutti quegli obiettivi, siglati macro o micro a seconda della casa produttrice, che consentono alti rapporti di riproduzione e massima resa alla minima distanza di messa a fuoco, a quei sistemi di illuminazione ausiliari, che, corredati di apposite staffe, riescono ad illuminare il soggetto da angolazioni particolari e preventivamente scelte dal fotografo e a quei sistemi a slitta, micrometrici, che consentono un'altissima precisione di messa a fuoco. Tuttavia è possibile fotografare a distanza ravvicinata utilizzando anche altre soluzioni, spesso alquanto diverse tra loro, da molto semplici a molto complicate. Tutto dipende dal rapporto di ingrandimento che si desidera ottenere e dai componenti fotografici, obiettivi e accessori, che si intende utilizzare.

       Non entreremo in queste pagine nel campo della macrofotografia spinta, ovvero che superi la soglia del rapporto di ingrandimento di 1:1, ma ci limiteremo a considerare ingrandimenti inferiori, ovvero quelli tipici della macrofotografia attuabile sul campo e prenderemo in esame una delle soluzioni forse tra le più complesse e per questo sconsigliata da molti fotografi: l'uso di uno zoom 70-200 mm f2.8 abbinato a tubi di prolunga. Questo sistema consente di ottenere ingrandimenti di tutto rispetto e tanto maggiori quanto più sarà l'allungamento, non dimentichiamo infatti che si possono sommare più tubi di prolunga. Se saremo in grado di arrivare ad un allungamento pari alla lunghezza focale utilizzata raggiungeremo addirittura il rapporto di 1 : 1.

       Diversi sono i punti a sfavore di questa scelta: l'obiettivo, avendo un apertura massima molto elevata a tutte le lunghezze focali, è piuttosto pesante e quindi poco maneggevole e la maneggevolezza diminuisce quando si aggiunge un tubo, o più tubi, di prolunga. Inoltre, variando la lunghezza focale dell'obiettivo varia il rapporto di ingrandimento, ma quello che è ancor più grave è che varia anche la messa a fuoco, ovvero una volta focheggiato un soggetto ad una determinata focale non è possibile variare la focale mantenendo il soggetto a fuoco, si dovrà agire di nuovo sulla ghiera di messa a fuoco, o, addirittura, allontanare o avvicinare il complesso fotocamera-obiettivo al soggetto. Niente di più scomodo, specialmente se si lavora in ambienti scoscesi, non facilmente accessibili, o a livello del terreno, e se si vogliono fotografare piccoli animali in movimento.

       Ci sono però anche dei vantaggi: l'obiettivo molto luminoso consente, nonostante la perdita di luce dovuta all'allungamento, un'ottima visione all'interno del mirino, fondamentale per una precisa messa a fuoco, e, data la lunghezza focale medio-lunga, di mantenersi a una certa distanza dal soggetto. Inoltre, la qualità di un 70-200 mm f2.8 è senza dubbio superiore a zoom o obiettivi meno luminosi di pari focale. Poste queste considerazioni sul piatto della bilancia è indubbio però che questo penderà inesorabilmente ancora dalla parte degli svantaggi. Perché allora scegliere una soluzione apparentemente svantaggiosa invece di utilizzare lenti addizionali, obiettivi dedicati o magari il classico ed economico 70-300 mm f4-5.6 macro? Prima di rispondere a questa legittima domanda vediamo con quali soggetti, e come, si possono ottenere dei buoni risultati utilizzando questo "scomodo" sistema macrofotografico.

       I soggetti più indicati sono i fiori,  particolari composizioni di foglie e, in genere, tutti quei soggetti statici sui quali si può operare con calma, tuttavia anche certi insetti, colti alle prime ore dell'alba, quando cioè il freddo li rende ancora intorpiditi e poco dinamici, possono concedere all'operatore tutto il tempo necessario per organizzare la ripresa. Il problema a questo punto è come effettuare la ripresa. È comprensibile che il sistema, essendo molto poco maneggevole, va utilizzato sempre sorretto da uno stabile sostegno e l'otturatore va azionato tramite comando a distanza o impostando l'autoscatto. Tali procedimenti vanno seguiti sia se si vuole ottenere una buona profondità di campo, sia se l'immagine ricercata prevede solo una limitata zona di fuoco, ovvero, sia se si lavora con tempi di esposizione lunghi, sia se si utilizzano tempi di scatto che potrebbero farci pensare, illudendoci, di poter ottenere buoni risultati anche a mano libera! Il ridotto angolo di campo della focale medio-lunga e il rapporto di ingrandimento fanno sì che una vibrazione, impercettibile in condizioni "normali", renda l'immagine inquadrata, e fotografata a mano libera, improponibile. I moderni zoom luminosi incorporano oggi un collare mobile per l'attacco al treppiede. Nel caso questo non sia presente sorgono senza dubbio dei problemi, Nikon ha in catalogo un tubo di prolunga, il PN-11, provvisto di collare. Questo accessorio consente di far gravare il peso su un appoggio posto centralmente, o quasi, rispetto al complesso fotocamera-obiettivo, rendendo tutto il sistema molto più stabile, inoltre consente anche di passare da un'inquadratura orizzontale a una verticale con estrema facilità, è sufficiente allentarlo e far ruotare liberamente il sistema fotografico alla posizione desiderata.

       Cerchiamo ora di rispondere alla domanda posta precedentemente: perché scegliere una soluzione apparentemente svantaggiosa? La risposta deve essere convincente per farci optare verso una scelta che, da quanto detto, non sembra particolarmente ergonomica. Lavorare con questo complesso, pesante e poco maneggevole sistema ci obbliga a riflettere e a ragionare sulla modalità della ripresa che vogliamo eseguire e a prendere tutte le precauzioni possibili per ottenere delle buone immagini, sia in termini di nitidezza che di composizione, elementi, questi, ottenibili solo se il sistema al momento della ripresa è perfettamente immobile. In altre parole saremo sempre "obbligati" ad utilizzare treppiede, scatto a distanza e ogni possibile altro accorgimento per ottenere la massima stabilità. Lavorare per necessità in queste condizioni è un ottima palestra e ci farà abituare ad utilizzare costantemente tutti questi accorgimenti, facendo sì che certi meccanismi preparatori allo scatto diventino operazioni spontanee e quindi applicabili con facilità in ogni occasione fotografica, anche quando potrebbero sembrare superflui. Spesso infatti si sopravvalutano le proprie possibilità e a volte si stenta a credere che i fotografi usino sempre il cavalletto e siano così meticolosi nel "preparare" le loro immagini, come scrivono nei libri! Se la nostra attrezzatura fosse "border line" in fatto di peso la pigrizia potrebbe indurci a scattare a mano libera, magari diaframmando meno per guadagnare uno stop nel tempo di esposizione, ottenendo così immagini non ben dettagliate o con una insufficiente profondità di campo, in definitiva immagini non buone.

       Per concludere: è vero che, in termini generali, la soluzione più semplice è sempre la migliore, ma a volte scegliere la via più difficile può essere un ottimo esercizio che ci permette di ragionare, di approfondire certi argomenti, di adottare per "necessità-abitudine" il processo fotografico corretto e, in definitiva, di essere notevolmente facilitati quando poi useremo un sistema più semplice.

La profondità di campo 

In macrofotografia, qualunque siano gli obiettivi, le focali e i sistemi utilizzati, gioca un ruolo fondamentale la profondità di campo, poiché è questa che permette al fotografo di dare risalto al soggetto principale della foto. Se i piani inquadrati nel fotogramma sono molto vicini la scelta migliore è che tutto sia a fuoco e per dare risalto al soggetto principale sarà sufficiente porlo in uno dei punti di forza. In questo caso è bene utilizzare un diaframma piuttosto chiuso (muschio con foglia o ramoscello). I problemi sulla scelta del diaframma sorgono, invece, quando il soggetto è circondato da altri elementi posizionati su piani diversi. In queste circostanze ottenere tutto a fuoco è praticamente impossibile e la scelta del diaframma diventa fondamentale per la riuscita della foto. Un diaframma troppo chiuso renderebbe la foto "confusa" con molti elementi fuori fuoco ma non in modo sufficiente, uno troppo aperto molto probabilmente renderebbe fuori fuoco anche gran parte del soggetto principale. Il compromesso è scattare con un diaframma intermedio, così da ottenere uno sfocato sufficientemente indistinto senza perdere troppo dettaglio nel soggetto principale. Ovviamente una soluzione è anche cercare altre inquadrature, ma a volte ciò non è possibile!


La composizione dell'immagine 

Un altro elemento importante in macrofotografia è la composizione dell' immagine. Nel fotogramma non deve esserci niente di più di ciò che vogliamo mostrare, l'immagine si chiude finché dal caos emerge l'ordine. Ovviamente per ottenere questo scopo si possono seguire diverse strategie: si può modificare l'inquadratura, sia spostando il punto di ripresa sia modificando la focale, o si può pulire fisicamente il campo inquadrato, ma sempre nel rispetto di tutto ciò che c'è di "vivo". In entrambi i casi si effettua un'operazione di "potatura" fino ad ottenere la purezza formale desiderata. A volte, però, ciò che disturba l'immagine può non essere un rametto secco o una foglia rovinata, bensì un qualche cosa di più astratto, come un raggio di luce, un riflesso troppo forte o un ombra troppo nera. Se ripresi fotograficamente questi elementi dimostreranno la loro reale essenza fisica, per nulla astratta, e andranno a compromettere inesorabilmente l'immagine finale, poiché la pellicola, date le sue caratteristiche, li registrerà amplificandone la portata. In questi casi si può intervenire facendo ombra sulla zona inquadrata o con il proprio corpo o con un ombrello. Se vogliamo essere ancora più pignoli potremo aggiungere un filtro ambra prima della ripresa, così da rendere i colori meno freddi. E l'immagine finale non potrà essere che un'ottima foto!

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